Perché “Ápeiron”? In greco significa “privo di limite”, “indefinito”. Nessun termine potrebbe rendere meglio il carattere sfuggente di questo concetto, in grado di turbare e disorientare. Il concetto di infinito rappresenta, per antonomasia, le colonne d’Ercole della conoscenza umana. Irresistibile attrattiva, è l’emblema del fascino suscitato dall’ignoto su un essere, l’uomo, che sembra aver conquistato ogni anfratto del finito, ogni angolo del mondo, ogni porzione del proprio corpo anatomicamente inteso. Ma forse la nostra è soltanto una padronanza apparente o, per meglio dire, incompleta. Provate a parlarne con un cosmologo, o un fisico teorico: vi suggerirebbe che dell’universo non possediamo che una conoscenza circoscritta al 5% di quanto si ipotizza esistere. Per non parlare dei neuro-scienziati, che potrebbero avanzare un appunto analogo per quanto riguarda il nostro labirintico apparato cerebrale.
Eppure, non in tutte le epoche un intellettuale sarebbe stato disposto ad ammettere la possibilità che il Cosmo sia infinito, che non tutto possa essere sottoposto a un controllo razionale. Dal momento in cui l’infinito scardinò i fondamenti della filosofia pitagorica, trascorsero secoli perché i Romantici potessero concepire l’infinito come una realtà, perché un uomo, Georg Cantor, osasse affermare: “La paura dell’infinito è una forma di miopia che distrugge la possibilità di vederlo davvero”. Lì per lì, del resto, i suoi colleghi non la presero tanto bene. Non c’è da stupirsi: tutto ciò che è privo di limite non è sempre percepito come rassicurante. A volte, sembra essere quanto di più distante dal tepore della nostra quotidianità. Da dove dovrebbe nascere, allora, il nostro interesse per l’infinito? Da dove dovrebbe nascere l’aspirazione al superamento della nostra finitudine? Se siete approdati su questo sito, potete intuirlo: è la curiosità, unita a un pizzico di coraggio, a farci incamminare lungo un sentiero di cui non intravediamo la fine. Un intellettuale romantico avrebbe detto che è proprio la contemplazione della natura a suscitare in noi questo desiderio irriducibile. E, se pensiamo ai magnifici esempi di frattali che ci offre il mondo naturale, concludiamo che non c’è niente di più vero.
In questo angolo virtuale vi perderete in siepi che precludono la vista dell’orizzonte quel tanto che occorre per far sorgere un insopprimibile slancio a travalicarle; in numeri che si dipanano come lunghi serpenti; in buchi neri senza fondo; in echi di canti remoti, ma intensi, di cui non si conosce la fonte; in figure di spalle, inghiottite nel paesaggio; in filari di alberi tra cui lasciar vagare l’immaginazione. Si tratta solo di cogliere la sfida che l’infinito ci propone, lasciando che sia la nostra immaginazione a condurci. Ci accorgeremo, a poco a poco, che l’infinito non è poi così distante dalle nostre esperienze di vita e che, in fondo, siamo depositari finiti dell’infinito.
E, allora, non mi resta che augurarvi buon viaggio.
Follow Ápeiron on Instagram:

