Ma fin est mon commencement

Certamente un titolo emblematico, suggestivo, quello del rondeaux composto da Guillaume de Machaut.

Si tratta di un canone piuttosto particolare, in cui si verifica un incastro delle voci complesso, ma miracolosamente perfetto. Il risultato è una composizione davvero originale, che forse più di ogni altra è in grado di suggerire il “senso di infinito”, di perpetua reiterazione, di quella ciclicità connessa al simbolo dell’Urobóros.

IL COMPOSITORE IN BREVE

Guillaume de Machaut (1300-1377) - Find A Grave Memorial

G. de Machaut, vissuto tra il 1300 e il 1377, dominò il vivace panorama musicale francese del Trecento. Ricoprì, come sovente accadeva a quell’epoca, svariati incarichi diplomatici e fu dedito alla carriera ecclesiastica. Non solo, egli, oltre che compositore di mottetti, ballades, rondeaux, etc., fu anche un letterato, dato estremamente importante in quanto sintomatico dell’antico connubio Musica-Retorica.

Dato ancor più significativo è che Machaut, non per nulla considerato il maggior esponente dell’Ars nova, volle curare personalmente la redazione delle proprie opere, letterarie e musicali, in sei tomi: si tratta di un proposito del tutto inedito per un compositore, segno di profonda consapevolezza artistica e di una mutata concezione della musica.

 

IL COMPONIMENTO

Fichier:Ma fin est mon commencement - Certes mon oeuil.jpg — Wikipédia

Come anticipato, questo rondeaux presenta la forma di canone, dunque si tratta di tre voci che si “rincorrono all’infinito”. Per la precisione, questo canone è definito “cancrizans” (che in francese significa “di granchio”), in quanto le linee musicali presentano un andamento a ritroso: Machaut mutua dalla poesia la tecnica del verso retrogrado (ecco ripresentarsi il sodalizio Musica-Retorica), cioè che si può leggere anche dall’ultima parola alla prima, come un palindromo.

Qui è disponibile una trascrizione del componimento.

Analizziamo il brano, così da poter comprendere l’ingegnoso meccanismo che è alla sua base.

Tre sono le voci, Tenor, Cantus e Triplum, e a ciascuna di esse è assegnata una linea melodica. Notiamo che il Cantus, alla fine della prima pagina, che corrisponde alla prima parte del rondeaux, comincia ad intonare il canto che prima apparteneva al Trilpum, ma a ritroso; viceversa, il Triplum intona la melodia del Cantus, sempre all’indietro.

Il tenor, invece, al termine della prima parte, si limita a riproporre il suo stesso canto a ritroso.

Forse, ancora più immediati saranno l’ascolto e la visione di questo video, efficace anche per chi non sapesse leggere uno spartito musicale.

Insomma, si potrebbe andare avanti all’infinito!

Dopotutto, come suggerisce il titolo, spesso utilizzato come chiave di
lettura di un canone, ogni approdo alla conclusione non è altro che un nuovo
inizio, un rigenerarsi dalla propria fine…



Follow Ápeiron on Instagram:

Lascia un commento