Io m’arrischio a insinuare questa soluzione: la Biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine.
J. L. Borges, La biblioteca di Babele
Possedere una biblioteca delle proporzioni di quella narrata da Borges è forse il sogno di qualsiasi bibliofilo. Nel caso in cui voi foste tra questi e non riusciste a realizzarlo, però, potrete accontentarvi di lambire l’infinito nella veste di protagonista dei libri suggeriti in questo articolo. Ecco a voi saggi e romanzi che mi sono parsi particolarmente degni di nota, con qualche titolo adatto anche ai più giovani. Un’unica avvertenza: fate attenzione a non farvi prendere troppo la mano, un libro tira l’altro.
Saggi:

Cominciamo da uno dei libri pubblicati più recentemente: Ritratti dell’infinito, di Piergiorgio Odifreddi (Rizzoli, 2020). Come in un “ideale dodecaedro”, l’infinito viene ritratto in dodici capitoli tra loro indipendenti, raggruppati in tre sezioni (la prima, artistico-letteraria; la seconda, teologico-filosofica; l’ultima, logico-matematica): dodici primi piani e tre foto di gruppo, appunto, come recita il sottotitolo. E in effetti il lato iconografico è davvero curatissimo in questo libro, ricco di illustrazioni a colori, che sono fonte di suggestione e chiarezza. Potrete davvero sorvolare a volo di uccello le terre dell’infinito, e scegliere eventualmente, nel caso la matematica non vi fosse particolarmente congeniale, di lasciare da parte la conclusione di ciascun capitolo (l’autore stesso precisa di aver concentrato in coda le “parti più matematiche”). Anche se il mio consiglio è quello di godere appieno del panorama…
Nel caso in cui invece la matematica fosse proprio la vostra passione, oltre ai paradossi dai risvolti filosofici, allora Otto lezioni sull’infinito, di Haim Shapira (Sperling&Kupfer, 2019), potrebbe essere la lettura ideale. Il libro propone una carrellata da Pitagora a Hilbert: dimostrazioni, equazioni, paradossi, con il valore aggiunto di una scrittura limpida e piacevole.


Senz’altro di taglio più estetico-artistico il saggio Sull’infinito, di Sergio Givone (Il Mulino, 2018), in cui si riflettono gli interessi speculativi dell’autore. Il saggio prende le mosse proprio dal dipinto scelto per la copertina, Il viandante in un mare di nebbia di Friedrich, celebre icona romantica.
“Se ci chiediamo: che cosa va cercando quell’uomo? Una risposta, improbabile fin che si vuole, ma tutt’altro che campata in aria, potrebbe essere: è l’infinito quel che cerca“.
Uno, due, tre…infinito, di George Gamow (Mondadori, 1952) affronta il tema dell’infinito dal punto di vista della Fisica. È un libro non facile da reperire, purtroppo, ma la sua bellezza vale in effetti la pena della ricerca – senza contare che scovarne una copia già vissuta potrebbe renderla tanto più preziosa per gli amanti dei mercatini dei libri usati. Si tratta di un saggio divulgativo, se volete un po’ il precursore di quelli scritti negli ultimi anni, che guida il lettore dal microcosmo dell’atomo al il macrocosmo delle galassie, passando attraverso la Teoria della relatività di Einstein. A questa gradualità sembra alludere lo stesso titolo. Esso si riferisce al modo di contare primigenio, che non consentiva di enumerare che pochi elementi, ma che in un certo senso riproduce ancora fedelmente una caratteristica dell’essere umano: potremo anche tenere il conto per decine e decine, migliaia e migliaia, ma arriva immancabilmente il momento dei puntini sospensivi, del divario incolmabile: cosa sono, infatti, i numeri che possiamo immaginare in confronto all’infinito?


La filosofia dell’infinito (Mimesis, 2021), a cura di Emilio Ferrario e Patrizia Pozzi, raccoglie alcuni scritti del matematico Georg Cantor, del periodo compreso tra il 1884 e il 1888, in cui egli si propone di offrire una giustificazione della folgorante scoperta dell’attualità dell’infinito matematico, suffragandola anche alla luce di tutta una tradizione filosofica: dai Presocratici a Spinoza, da Leibniz a Hegel. Segno che Cantor aveva compreso che le questioni che si poneva erano profondamente reali, e non mere fantasie matematiche. L’ideale per un confronto immediato con questo straordinario matematico, attraverso le sue stesse parole.
Chi saprebbe fornire una definizione di Romanticismo? Che sia coerente e concisa? È improbabile che qualcuno riesca in questo intento. Eppure un filosofo britannico, Isaiah Berlin, ne riassume l’essenza, con il consueto tono brillante, ne Le radici del Romanticismo (Adelphi, 2001). Una lettura estremamente piacevole, frutto della trascrizione di alcune conferenze mai revisionate per la pubblicazione, ma che proprio per questo conserva tutta l’intensità e la freschezza dell’oralità. In effetti, consigliamo in questa sede un’opera che non offre propriamente un primo piano sul concetto di infinito. Esso, però, scorre come un fiume carsico nelle idee, nelle manifestazioni artistiche, perfino nella vita, degli uomini che aderiscono, ognuno a suo modo, a questa temperie culturale. Il Romanticismo, in ultima analisi, si nutre di tutto ciò che è inarrivabile, irraggiungibile. Perciò, non sarà infrequente che vi imbattiate, nel corso del libro, in riferimenti e suggestioni relativi all’infinito. Se il libro vi incuriosisce, potete leggere un articolo di approfondimento interamente dedicato ad esso.

Opere letterarie:

L’Aleph (Adelphi, 1988), di Jorge Luis Borges, presenta una concezione dell’infinito estremamente particolare, sconvolgente, potremmo dire, che stabilisce una viscerale connessione tra Letteratura e Matematica. Ne parlo nell’articolo: ”Un labirinto vertiginoso e demoniaco: l’infinito di Borges”. E, se desiderate avere un assaggio del romanzo, su Ápeiron ne è disponibile anche un estratto.
“Mi ha chiesto di cercare la prima pagina. Ho messo la mano sinistra sul coperchio e l’ho aperta con il pollice quasi a toccare l’indice. Tutto era inutile: diversi fogli erano sempre interposti tra la copertina e la mano. Era come se uscissero dal libro”.
Questa la sinistra situazione in cui si ritrova il protagonista de Il libro di sabbia (Adelphi, 2018), per proseguire con un altro capolavoro di Borges. Anche in questo caso, potete trovare un approfondimento qui.


La storia infinita, di Michael Ende (Longanesi, 2018), è un vero e proprio classico della letteratura, in grado di arricchire a tutte le età. Bastiano Baldassarre Bucci è un ragazzino appassionato di lettura che si lascia coinvolgere dalla storia che sta leggendo al punto da diventarne il protagonista. Cifra inconfondibile del romanzo è il ramificarsi illimitato di collegamenti in ogni direzione: chiunque può scegliere di continuare la narrazione, immaginando qualcosa che sia già avvenuto o che succederà. Molte storie sono dunque lasciate volutamente in sospeso da Ende, al fine di stimolare la fantasia del lettore. In fondo, l’opera può essere letta anche come metafora di una letteratura in grado di “restituire al mondo il suo segreto sacro e all’uomo la sua dignità” e di “ridare alla vita magia e mistero”.
Proprio come nel saggio di Isaiah Berlin proposto sopra, anche in questo caso il protagonista vero e proprio non è certamente l’infinito. Cercando Beethoven (Fazi editore, 2020), di Saverio Simonelli, un romanzo di rara profondità e delicatezza, offre al lettore un viaggio suggestivo, coinvolgente, calandolo in un clima storico-culturale di grande fascino, specialmente per chi apprezza la grande musica. Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è la peculiare angolatura con cui si segue un tratto dell’opera e della vita di Beethoven: sono i suoi contemporanei a raccontarlo attraverso i propri occhi e, a fare da contrappunto, un’ambientazione vivida e ricostruita con accurata fedeltà. Ci siamo richiamati al saggio di Berlin anche per una ragione più profonda: l’esigenza compositiva portò Beethoven, in una fase della sua produzione, a infrangere le “maglie” del Classicismo, per battere nuovi sentieri, impregnando così i suoi ultimi capolavori di un sentore fortemente romantico. Questa sua atmosfera interiore viene in un certo senso riverberata anche nel clima esteriore dell’ambientazione: notevole, per esempio, il ritratto di Novalis. Non è solo il giovane protagonista ad andare alla ricerca di un incontro con il compositore; anche noi lettori siamo trasportati alla ricerca di un incontro più profondo con lui, per scoprire che egli non fu soltanto il “titano di Bonn”, ma anche una persona umanissima.


Di tutt’altro taglio è Infinite jest (Einaudi, 2016) di David Foster Wallace. Innervato da un umorismo dissacrante, il romanzo è ambientato a Boston, in un futuro prossimo, non troppo differente dal nostro presente, in cui un film, dal titolo Infinite Jest, produce una vera e propria dipendenza negli spettatori, tanto da indurli al desiderio di replicarne la visione all’infinito. L’opera consta di oltre mille pagine, e si sviluppa in una struttura labirintica, con i suoi numerosi narratori e una cronologia non lineare. Sono presenti molteplici note (e addirittura note di note!). È certamente una lettura non poco impegnativa, ma estremamente interessante, dal momento che prospetta al lettore non un modo, ma una serie di modi differenti di imbattersi nell’infinito.
Se amate la poesia e in particolare L’infinito di Giacomo Leopardi, potrete apprezzare l’edizione illustrata da Marco Somà (Einaudi ragazzi, 2019), con un inedito di Daniele Aristarco, per celebrare il bicentenario dalla sua pubblicazione. Certamente un libro adatto ai più giovani, ma le illustrazioni dal sapore sognante sapranno incantare anche i più adulti…


Appassionati di poesia francese? Ecco una raccolta che vi sorprenderà. Il tipografo francese Robert Massin era un uomo di ampie vedute, ma probabilmente dovette restare non poco sorpreso dinanzi alla richiesta del poeta Raymond Queneau di produrre un libro, non illimitato, ma sufficientemente lungo da superare l’esistenza di un uomo di appena qualche milione di anni. La raccolta s’intitola Cent Mille Milliards de Poèmes (Gallimard, 1961), ed è un esperimento di poesia combinatoria pubblicato nel 1961. Il libro consta di sole dieci pagine, ognuna delle quali ospita un sonetto, ossia un componimento di quattordici versi. Ogni verso forma una striscia di carta isolata, in modo da poter essere combinata a piacimento con altre strisce, indipendentemente dagli altri versi che si trovano nella stessa pagina: potenzialmente, potremmo comporre 1014 poesie. È il lettore, dunque, a comporre di volta in volta un sonetto, come in una sorta di collage letterario. E non dovrà certo temere di annoiarsi, almeno per qualche milione di anni.
I titoli suggeriti costituiscono certamente soltanto una parte dei libri dedicati all’infinito, in una delle sue molteplici sfaccettature. Vorrei dare un ultimo consiglio. Un concetto così pervasivo è meno estraneo alla quotidianità di quanto pensiamo, e in effetti, posso garantirlo, l’ispirazione può provenire dai contesti più inaspettati. Perciò, durante le vostre letture, prestate attenzione anche alle pagine meno sospette!
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